Comunicato stampa del Gruppo Territorio e Alpeggi (GTA), Cresciano 12.7.2025
La stagione alpestre 2025 promette di essere la peggiore mai vista sul fronte delle predazioni. Per colpa di cosa e di chi?
Si pensava che il 2022 sarebbe stato l'anno peggiore e difficilmente superabile in termini di predazioni da lupo. I benpensanti di turno non hanno mancato di evidenziare con malcelato trionfalismo come le predazioni negli anni seguenti fossero diminuite. Ma si trattava di anni "normali" dopo una buzza, e la diminuzione era da ricondurre sì all'aumento delle misure di protezione, ma soprattutto alla diminuzione drastica degli alpeggi non proteggibili caricati. In molti di questi si sono introdotte le recinzioni notturne, misure costose che richiedono enorme lavoro e causano altrettanto malessere per gli animali. Nonostante gli sforzi profusi, i lupi si sono presto adattati. I numeri ci raccontano di una stagione che si preannuncia catastrofica e cerchiamo di analizzare cause, conseguenze e prospettive.
Record assoluto di predazioni
I lupi hanno rapidamente imparato a scavalcare le recinzioni e/o a predare di giorno. La miscela esplosiva dell'aumento stratosferico dei predatori (più che raddoppiati rispetto al 2022) e del loro adattamento alle misure passive di protezione, sta sfociando in un vero e proprio disastro, come illustra la tabella sottostante.
Tabella 1: Paragone delle predazioni da lupo ad animali da reddito in Ticino per il periodo 1° gennaio - 10 luglio per gli anni 2022-2025
Legenda: la tabella è stata preparata utilizzando i dati ufficiali pubblicati dall'UCP sugli attacchi da lupo e corretti laddove sono state ottenute informazioni più attendibili. (*) I dati del 2025 sono inferiori ai dati reali poiché al momento dell'allestimento finale erano pendenti ancora 6 probabili predazioni annunciate ufficialmente delle quali però non erano ancora disponibili le cifre sui capi mancanti. Quindi gli attacchi da lupo accertabili potrebbero essere addirittura 36 e il numero di capi predati è certamente superiore a quanto indicato. I capi annunciati come dispersi non sono menzionati poiché mancano dati precisi per i periodi corrispondenti del 2022 e 2023. Nel periodo 01.0101- 20.07 2025 superano già 80.
Le cifre non lasciano spazio ad alcun dubbio, quest'anno stiamo superando tutti i record. Grande preoccupazione suscita l'aumento notevole di predazioni di caprini. Il numero di animali dispersi ha già superato la settantina. In ben cinque predazioni il numero di capi predati ha superato la soglia di danno rilevante, che giustifica un abbattimento. In ordine cronologico: 20.05 Arosio (10 pecore); 29.05 Olivone-Töira (14 pecore ritrovate e >10 disperse); 02.06 Robiei (8 capre predate); 03.07 (Fusio - Mognola (9 capre predate e >13 disperse); 09.07 Bosco Gurin (8 capre ritrovate e >12 disperse).
Per Arosio stiamo attendendo risposte dal Consiglio di Stato. In quel caso la situazione è più complessa poiché bisogna chiarire se si tratta di un lupo isolato o un esemplare appartenente al branco stanziale (branco Carvina). Situazione analoga per Fusio (dove è attivo il branco denominato Lepontino), e per Bosco Gurin, dove negli scorsi anni si è ripetutamente palesato il branco denominato Onsernone.
Abbattimenti eseguiti controvoglia?
Per i casi di Olivone e Robiei sono stati prontamente promulgati i relativi decreti di abbattimento per lupo singolo. Gli uffici competenti meriterebbero un plauso per la prontezza e per le modalità con le quali hanno predisposto il piano di abbattimento. Ciononostante, stando alle informazioni pervenute, sembra che l'assiduità con la quale questi provvedimenti vengono eseguiti è piuttosto carente e soprattutto sembra che ci sia una chiara volontà politica di rinunciare al coinvolgimento di cacciatori volontari. Rimane la costatazione che i decreti di abbattimento sembrano venire concretizzati seguendo il minimo sindacale in termini di dotazione e di battute. Sappiamo che il numero dei guardiacaccia è limitato e che molti di questi si impegnano notevolmente, ma appunto per questo sarebbe indispensabile fare appello a dei volontari. Se non lo si fa, significa che non si vuole procedere con determinazione e i risultati lo stanno a dimostrare.
Numero di lupi esorbitante
Rimane la costatazione che il numero dei lupi è fuori controllo. Con cinque branchi e sei coppie stanziali e tenendo conto delle relative cucciolate arriviamo a oltre 70 esemplari ai quali possiamo tranquillamente aggiungere una decina di esemplari vaganti. Una densità che non è compatibile con un territorio altamente antropizzato come il nostro. Siamo giunti a questa situazione anche a causa della scarsità di abbattimenti legali, specialmente se paragonati con altri cantoni. In GR e in VS gli abbattimenti degli scorsi due anni hanno superato il 30% annuale degli effettivi mentre in Ticino non abbiamo mai superato il 10%. Questo nonostante le situazioni critiche che avrebbero giustificato un decisivo intervento siano state numerose. Ribadiamo che la percezione comune è che la vera mancanza o addirittura la volontà di non agire sia a livello politico. Le nostre autorità cantonali non hanno mai mostrato robustezza di negoziazione con l'UFAM sulle peculiarità del nostro territorio in cui tre quarti degli alpeggi NON sono proteggibili. Invece di chiedere le necessarie deroghe si sono docilmente piegate all'ottusità e alle scarse conoscenze federali delle peculiarità del nostro Cantone. In questa stagione gli allevatori stanno pagando il salato sovrapprezzo di questa politica di sottomissione.
Una politica di tutela sciatta, incurante e nebulosa
Per rendersi conto di questa scarsità di incisività strategica basta esaminare il cosiddetto "piano di emergenza per gli alpeggi non proteggibili". Le uniche misure sono rafforzamenti delle misure di protezione notturna, l'ausilio di qualche pastore o lo scarico anticipato. Cerotti su una gamba di legno. Nessuna indicazione di misure attive come tiri di dissuasione o netta determinazione nel voler eliminare i predatori perniciosi. Di conseguenza il problema non viene risolto bensì solo rimandato, ammesso e non concesso che gli allevatori siano disposti a proseguire ad infinitum in questo gioco al massacro. In poche parole, il "piano di emergenza" non è nient'altro che un piano di smobilitazione e di capitolazione senza condizioni. Questo senza menzionare il latitante "Piano di gestione del lupo", chiesto con insistenza dal Gran Consiglio e sul quale si attendono riscontri concreti.
A noi rimane il mesto compito di esigere una risposta chiara e franca alla domanda semplice: le nostre autorità, federali o cantonali poco importa, intendono davvero con simili rimedi-alibi abbandonare gli alpeggi non proteggibili al loro triste destino?
Siamo davvero all'ultima spiaggia
I segnali che stiamo ricevendo in questi giorni dagli allevatori sono di preoccupazione, scoraggiamento e sfiducia nelle istituzioni. C'è (e purtroppo anche tra i giovani) chi ha già smesso o chi è rassegnato e prefigura un prossimo abbandono, c'è chi ci accusa di aver condotto una battaglia di difesa dei loro interessi con le armi spuntate e troppa cortesia, c'è chi è deciso a farsi giustizia da sé, c'è chi ha definitivamente perso la fiducia nei confronti delle autorità e la stima nei confronti dei funzionari incaricati. Un quadro desolante che potrebbe essere risanato solamente se il nostro cantone dimostrasse una genuina volontà di tutelare il settore dell'allevamento a vago pascolo, che, lo ripetiamo, è l'unica forma dii allevamento veramente ecologicamente, e giustificabile a livello di benessere animale.
L'unica soluzione ragionevole di concretizzare questa tutela al momento richiederebbe una virata di 180 gradi un drastico con misure che permettono un drastico ridimensionamento del numero di lupi circolanti. Questo obiettivo potrebbe venire raggiunto anche eliminando gli assurdi ostacoli nella caccia agli ungulati (e magari anche molte delle cosiddette zone di tranquillità che i lupi però non rispettano), che hanno avuto come effetto una rafforzata proliferazione dei medesimi, rendendo il territorio ancor più attrattivo per i lupi.
I calcoli ci obbligano a una chiarissima conclusione: se a breve termine non riduciamo almeno di due terzi il numero di lupi stanziali, il futuro della filiera di estivazione degli ovicaprini e dei rispettivi pregiati prodotti è definitivamente segnato.
Poi sarà inevitabilmente (come lo dimostra il Canton Vaud) il turno dei bovini e chissà magari anche degli umani vulnerabili. Le responsabilità saranno facili da addebitare, ma è una magra consolazione perché i colpevoli non pagheranno.
Gruppo Territorio e Alpeggi (GTA)?
che include:
- Unione Contadini Ticinesi (UCT)
- Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori (APTdaiGP Ticino)
- Società Ticinese di Economia Alpestre (STEA)
- Alleanza Patriziale Ticinese (ALPA)
- Federazione Ticinese delle Condotte Veterinarie (FTCV)
- Federazione Ticinese dei Consorzi Caprino e Ovino
Recapiti per ulteriori informazioni
- Vicepresidente APTdaiGP: Sandro Rusconi, 079 375 68 76, sandro.rusconi@gmx.ch;
- Presidente UCT: Omar Pedrini, 079 436 18 25, omar.pedrini82@gmail.com;
- Segretario UCT: Sem Genini, 091 851 90 90, sem.genini@agriticino.ch;
- Presidente STEA: Alex Farinelli, 076 319 59 11, farinelli.privato@gmail.com;
- Presidente ALPA: Tiziano Zanetti, 079 444 19 91, tiz.zanetti@gmail.com.